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Anima e libertà in Plotino
Anno: 2009atti del Convegno Nazionale 29/30 gennaio 2009 Pagine: 270 Prezzo: € 20,00 ISBN: 9788895104850 Codice catalogo: 506 Collana: Symbolon Ambito di ricerca: Filosofia [+] acquista PRESENTAZIONE
All’interno della speculazione di Plotino e nel contesto degli
studi plotiniani, che, come è noto, da più di mezzo secolo vivono
una stagione di particolare vivacità, la dottrina dell’anima è certamente
nodale. E lo è sia per le molteplici accezioni che Plotino attribuisce
all’anima e per i diversi livelli in cui la colloca: anima
come ipostasi, anima del mondo, anime umane; sia per gli aspetti
epistemologici che attengono alle diverse facoltà dell’anima: dalla
percezione alla ragione discorsiva all’intuizione intellettiva; sia per
i risvolti etici che concernono le scelte dell’anima umana nel suo
rapporto con la corporeità e quindi con le passioni e i desideri.
Nell’ambito della complessa, e a tratti persino contraddittoria,
dottrina dell’anima Plotino manifesta costantemente l’esigenza di
penetrare nella struttura profonda della psiche umana per indagarne
i meccanismi del conoscere e anche quelli dell’agire.
Da qui il legame con la dottrina della libertà che, alla stessa
stregua di quella dell’anima, presenta diversi aspetti ed è quindi
studiata tanto dal punto di vista cosmologico, rispetto alla provvidenza
universale, quanto sotto il profilo antropologico, in rapporto
alla capacità dell’individuo di autodeterminarsi e di operare autonomamente.
Attorno a questi due nuclei tematici si sono sviluppate le dieci
relazioni del Convegno dedicato al tema «Anima e libertà in Plotino
», tenutosi a Catania nel gennaio 2009 a conclusione del progetto
PRIN 2006 dal titolo “Il concetto di individuo nel pensiero antico e
medievale”, svolto in collaborazione con le Università di Napoli,
Roma e Pavia e coordinato da Giovanni Casertano.
Nel corso delle due dense giornate del Convegno, oltre alle coordinate
teoriche, sono state considerate anche le ascendenze storiche
delle dottrine plotiniane, le quali si muovono certamente nel
segno di Platone e del platonismo, senza tuttavia trascurare la lezione
aristotelica e, specie per quanto riguarda il tema della libertà,
quella stoica. Il tutto inserito in una costruzione concettuale che
presenta tratti di notevole originalità e che, pertanto, offre innumerevoli
spunti di riflessione e di confronto.
In effetti, Plotino, rispetto a Platone e ad Aristotele, costantemente
presenti nelle sue teorie antropologiche ed epistemologiche,
si colloca in una posizione che potremmo definire dialettica; nel
senso che – mentre ne assume i moduli linguistici e gli strumenti retorici
e ne condivide i presupposti teorici in merito alle dottrine platoniche
relative al rapporto anima-corpo e alle facoltà dell’anima o
in merito alla concezione aristotelica dell’essere vivente che agisce
e patisce ed è, dunque, il luogo dei desideri e delle affezioni – li supera
nei risultati.
Il presente volume raccoglie le relazioni tenute al Convegno,
che vengono pubblicate secondo l’ordine seguito nelle due giornate
di intenso confronto e di vivace dibattito e che – nell’affrontare temi
ontologici, psicologici, antropologici, epistemologici ed etici –
vengono a costituire un quadro composito e variamente articolato e
tuttavia organico, nel quale i vari ambiti di indagine risultano strettamente
interconnessi.
L’aspetto epistemologico della riflessione plotiniana costituisce
l’oggetto delle relazioni di Riccardo Chiaradonna e di Maria Barbanti
i quali affrontano uno degli snodi fondamentali del processo
conoscitivo delineato dal filosofo neoplatonico: l’attività della ragione
discorsiva, esaminata dal primo in relazione alle percezioni
provenienti dall’esterno e alle forme derivanti dall’intelletto e dalla
seconda in relazione alla fantasia, quale facoltà mediana dell’anima.
Riccardo Chiaradonna incentra la sua analisi sui capitoli 2-3 del
terzo trattato della quinta Enneade e – attraverso una serie di argomentazioni
criticamente serrate e la discussione critica di alcune
posizioni storiografiche come quella di Gerson, secondo cui in Plotino
tutte le impressioni che sono nell’anima dipenderebbero dalla
percezione e non da immagini concettuali provenienti dall’Intelletto
– propone un’interpretazione anti-empiristica della gnoseologia descritta
da Plotino.
Nella stessa direzione ermeneutica si muove Maria Barbanti, la
quale si sofferma sulla dimensione epistemologica della fantasiva
e ne definisce i contorni collegandola con la ragione discorsiva, nel
la cui attività argomentativa e giudicante intervengono sia le immagini
che provengono dalle sensazioni sia le idee che discendono
dall’intelletto. Da ciò, nella prospettiva della Barbanti, consegue la
tesi secondo la quale per Plotino la fantasiva, nella sua interna
duplicità funzionale, diventa un “luogo” di raccordo tra immagini di
provenienza diversa e, pertanto, svolge una funzione unificante sia
sotto il profilo psicologico sia dal punto di vista epistemologico.
La dimensione gnoseologica del pensiero plotiniano si lega
strettamente a quella psicologica e quindi alle riflessioni sulle potenze
dell’anima e alla concezione plotiniana dei rapporti tra anima
e corpo. Questioni, queste, che non possono essere affrontate senza
considerare il retroterra platonico e aristotelico.
A Platone e ad Aristotele, infatti, guarda Chiara Militello nelle
sue riflessioni sulle potenze dell’anima in Plotino, sottolineando,
insieme alla dipendenza del filosofo neoplatonico da entrambe le
fonti, la capacità di ripensarle in maniera originale. Il contributo
della Militello verte sulla concezione plotiniana delle dunavmei"
dell’anima umana, considerate anche in rapporto alle potenze che si
ritrovano a tutti i livelli della realtà intelligibile e sensibile. Il concetto
di potenza, infatti, da una parte contribuisce a chiarire alcuni
aspetti della psicologia plotiniana, quali quello del rapporto animacorpo
o dell’unità-molteplicità della psiche, esprimendo in generale,
attraverso l’uso del lessico spaziale riferito all’anima, una forma
di conciliazione tra dottrina peripatetica delle facoltà e dualismo
platonico; e dall’altra, aiuta a ricostruire i legami tra i diversi livelli
della realtà.
Da Aristotele prende le mosse Giovanna Giardina, la quale –
partendo dalle molteplici interpretazioni dell’espressione del De anima
relativa all’analogia anima-corpo/nocchiero-nave, posta da
Aristotele in forma dubitativa – si sofferma sulla presenza della
medesima espressione in Plotino, ritenendola significativa ai fini
dell’interpretazione dell’analogia aristotelica, di per sé aporetica
perché in contraddizione con la concezione dell’anima entelechia o
forma del corpo. Secondo la Giardina infatti l’interpretazione plotiniana
– nella parte in cui Plotino identifica il nocchiero con l’arte di
governare la nave e di animarla e, quindi, di muoverla quale causa
efficiente – risulta funzionale alla sua ipotesi interpretativa secondo
la quale si potrebbe trovare “una qualche relazione” tra causa motrice
e causa vivificatrice o formale.
L’ambito propriamente etico, in cui si esplica la libertà
dell’anima, costituisce uno dei poli su cui si ferma l’attenzione dei
contributi di Roberto Radice, Franco Trabattoni, Alessandro Linguiti
e Daniele Iozzia.
Radice ripercorre la posizione stoica sul problema della libertà e
dell’heimarmene per individuare quei punti di contatto che attestano
la ripresa, ma anche il superamento, da parte di Plotino di talune
dottrine dei pensatori del Portico. In particolare nella concezione
plotiniana del logos e nel suo nesso con la provvidenza si possono
individuare tangenze con il pensiero stoico, che però si attestano ad
un livello solo formale, essendo il logos plotiniano di natura dialettica
e non legato alle funzioni naturali.
Linguiti delinea i significati, non privi di fraintendimenti da parte
degli interpreti moderni, del lessico dell’azione morale in Plotino
e nella tradizione platonica in generale, identificando nelle espressioni
aujtexouvsion ed ejfΔ hJmi'n quello che in termini contemporanei
corrisponde all’autocausalità. La concezione plotiniana della libertà
si configura come legata alla dimensione interiore della contemplazione,
il che induce parallelamente ad una svalutazione
dell’azione indirizzata all’esterno.
La stessa attenzione al vocabolario plotiniano e in particolare
alla concezione dell’ejfΔ hJmi'n, come pure analoghe conclusioni sulla
novità della posizione plotiniana, dedica Trabattoni nel suo contributo,
dove la concezione di Plotino viene confrontata con le posizioni
dell’aristotelismo e dello stoicismo. Prendendo le mosse da
Enn. VI 8 (39), Trabattoni evidenzia come Plotino tenda a dimostrare
che, se si seguisse con coerenza la riflessione aristotelica sulla libertà,
si sarebbe portati al riconoscimento della validità
dell’impostazione platonica, che il Neoplatonico però interpreta in
maniera ascensionale, individuando nella contemplazione l’unico
ambito per l’esercizio della autodeterminazione.
Nel contributo di Iozzia viene invece preso in esame un singolo
passo in cui Plotino – per mezzo di un richiamo a dei personaggi
dell’epos omerico, che viene qui reso più comprensibile grazie ad
una ricerca sulle possibili fonti – presenta nel contesto dei trattati
Sulla provvidenza la sua dottrina della libertà individuale, la quale
non viene ad essere diminuita dall’azione della provvidenza universale.
Nell’osservare la diversa reazione di fronte ad uno stesso stimolo,
infatti, Plotino riafferma la sua posizione sull’autonomia morale
dei singoli.
Le relazioni di Loredana Cardullo e Franco Ferrari, riguardanti
rispettivamente la dimensione psigagogica e mistica del pensiero
plotiniano, da una parte si collocano a pieno titolo nell’ambito etico
e psicologico delle precedenti, e dall’altra ne sono il compimento
per il fatto che approfondiscono la portata esistenziale del messaggio
plotiniano, la quale all’interno della riflessione del filosofo neoplatonico
non è certo marginale.
Loredana Cardullo individua il presupposto della dimensione
psigagogica dell’insegnamento teorico-pratico di Plotino nella natura
duplice dell’anima e nella libertà che essa ha di poter orientare il
suo sguardo verso il mondo terreno oppure di volgersi verso la realtà
intelligibile dalla quale proviene. Nel condividere le tesi storiografiche
di P. Hadot e D.O’Meara, la Cardullo presenta Plotino come
un maestro di saggezza in cui la teoria è funzionale alla prassi e,
nel descrivere l’itinerario spirituale tracciato nelle Enneadi, ne sottolinea
l’aspetto anagogico.
Il motivo della “trasformazione dello sguardo” costituisce
l’oggetto della relazione di Franco Ferrari che ha per titolo appunto
Un altro modo di vedere, ossia quella forma di “visione” che caratterizza
il momento finale del processo ascensivo dell’anima, nel
quale si arresta ogni forma di pensiero per fare spazio ad
un’esperienza inesprimibile di semplificazione, di contatto nonché
di unificazione con il principio in cui scompare la dualità tra colui
che vede e la cosa vista e viene meno la stessa condizione di individualità
e auto-identità. Pur nella consapevolezza della dimensione
“iper-metafisica” di questo momento, che si situa al limite estremo,
se non al di là, della ragione, e che si fonda sul concetto paradossale
della presenza-assenza dell’Uno e della visione estatica, Ferrari tenta
di sottoporlo al “vaglio dell’indagine filosofica” se non altro per
definirne i confini e valutarne la portata metafisica anche rispetto
alla filosofia classica greca.
Vale la pena notare che nella realizzazione del volume sono sta
ti uniformati solo in parte i criteri redazionali dei diversi saggi,
mantenendo il più possibile inalterate le scelte degli autori in merito
alle regole di edizione e di citazione.
Prima di dare il volume alla stampa vogliamo ringraziare di
cuore tutti coloro che hanno contribuito sotto il profilo scientifico e
organizzativo alla realizzazione del Convegno, il prof. Francesco
Romano che ha accolto questi Atti nella collana SYMBOLON -
Studi e Testi di Filosofia Antica e Medievale, da lui diretta, e il Dipartimento
di Scienze della cultura, dell’uomo e del territorio per il
supporto logistico e per il concreto aiuto alla pubblicazione del volume
stesso.
I curatori
ANIMA E LIBERTA' IN PLOTINO
INDICE
· Presentazione (Maria di Pasquale Barbanti e Daniele Iozzia)
· Libertà tra Stoicismo e Plotino (Roberto Radice)
· La conoscenza dell’anima discorsiva. Enn. V 3 (49) 2-3 (Riccardo Chiaradonna)
· “Se l’anima sia entelechia del corpo alla maniera di un nocchiero rispetto alla nave”. Plotino IV 3, 21 su Aristotele De anima II 1, 413a8-9 (Giovanna R.Giardina)
· “Un altro modo di vedere”. Motivi e paradossi dell’estasi in Plotino (Franco Ferrari)
· Idomeneo e Paride di fronte ad Elena: un esempio di libertà morale in Enn. III 3 (48) 5, 41-43 (Daniele Iozzia)
· La valenza psicagogica dell’insegnamento di Plotino (R. Loredana Cardullo)
· Libertà e autodeterminazione dell’essere umano in Plotino (Franco Trabattoni)
· Plotino e i Platonici sull’autodeterminazione e la possibilità di scelta (Alessandro Linguiti)
· Le dunavmei" dell’anima nelle Enneadi (Chiara Militello)
· L’anima mediana e lo statuto epistemologico della phantasia in Plotino (Maria Di Pasquale Barbanti)
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