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Il libro ALPHA della Metafisica di Aristotele tra storiografia e teoria
Atti del Convegno nazionale Catania 16/18 gennaio 2008 a cura di Loredana Cardullo
Anno: 2009Pagine: 294 Prezzo: € 20,00 ISBN: 9788895104737 Codice catalogo: 449 Collana: Symbolon [+] acquista INDICE
· Presentazione (Enrico Berti)
· Prefazione (R. Loredana Cardullo)
· La testimonianza aristotelica sui principi pitagorici in Metaphysica Alpha. Un resoconto distorto? (Bruno Centrone)
· Aristotele critico di Parmenide (Giovanni Casertano)
· Il duplice carattere della critica aristotelica a Empedocle e Anassagora in Metafisica A (Cristina Rossitto)
· La filosofia prima in Metaphysica A (Aldo Brancacci)
· Aristotele, la teoria delle idee di Platone e gli “argomenti più rigorosi” (Franco Trabattoni)
· Scienza dell’universale e scienza delle cause in Aristotele Metaph. Alpha (Carlo Natali)
· La critica di Aristotele alla scienza universale in Metaph. A 9 (Enrico Berti)
· Aristotele, Meta. A: un progetto risolutivo di un conflitto (Giovanna R. Giardina)
· In che senso in Plotino la Metafisicakatapepuvknwtai (Porph., Vita Plot. 14,5-6)? Un’indagine su Metaph. A (Daniele Iozzia)
· Alessandro di Afrodisia e la gerarchia aristotelica delle conoscenze (Chiara Militello)
· Una lettura neoplatonica di Metaphysica Alpha: gli scolii di Asclepio di Tralle trascritti «dalla voce» di Ammonio (R. Loredana Cardullo)
· “Residui” di Metafisica A nell’alto medioevo? (Concetto Martello)
· «Tutti gli uomini per natura desiderano conoscere»: Sigieri di Brabante e Giovanni di Jandun a confronto (Andrea Vella)
PRESENTAZIONE Enrico Berti Università di Padova Il libro Alpha della Metafisica di Aristotele ha una lunga storia, arricchitasi più in età moderna e contemporanea che in età antica e medievale, perché la storiografia filosofica è un genere letterario prevalentemente moderno. Esso ha costituito infatti il modello, e la fonte, della storiografia filosofica di tipo “teoretico”,cioè non quella puramente “dossografica”, ridotta alla “filastrocca i opinioni” di hegeliana memoria, per cui erano sufficienti le Vite dei filosofi di Diogene Laerzio. Basti citare, più grande fra tutti, Hegel, il quale da questo libro fu indotto ad ammettere un duplice inizio della filosofia, uno a partire da Parmenide, come vuole il sistema hegeliano, che pone come cominciamento l’essere, ed uno a partire da Talete, come vuole il sistema aristotelico, che considera la causa materiale come il primo tipo di causa scoperto dalla filosofia. Ma anche gli avversari di Aristotele, che rifiutano di assumere il suo sistema come base della storiografia filosofica, finiscono poi per restarne condizionati, anche perché per i primi filosofi Aristotele rimane la più antica e spesso l’unica fonte. Emblematico, a questo proposito, è il caso di Nietzsche, che con La filosofia nell’età tragica dei Greci rifiuta Aristotele, ma poi fa iniziare la filosofia da Talete e la fa sviluppare da Anassimandro, Eraclito, Parmenide e da tutti gli altri filosofi esposti da Aristotele. È Aristotele infatti che ha deciso chi entrava e chi restava fuori dalla storia della filosofia a lui precedente. Ma, oltre a questa grande storia, il libro Alpha della Metafisica può vantare anche una strepitosa attualità. Uno dei più grandi storici della filosofia antica del Novecento, Harold Cherniss, ha dedicato i suoi due più grandi volumi, cioè praticamente la maggior parte delle sue ricerche, a confutare questo libro, sostenendo con l’Aristotle’s Criticism of Presocratic Philosophy (1935) l’inaffidabilità dell’esposizione aristotelica della filosofia presocratica, e con l’Aristotle’s Criticism of Plato and the Academy (1944) l’inaffidabilità dell’esposizione aristotelica delle dottrine platoniche e accademiche, entrambe contenute in Metafisica Alpha. Oggi nessuno segue più le critiche di Cherniss, perché si è capito che in questo libro Aristotele non voleva fare una storia della filosofia nel senso moderno del termine, ma voleva trovare nelle filosofie dei suoi predecessori una conferma alla sua teoria delle quattro cause. Ma il libro Alpha ha continuato ad occupare la mente degli studiosi, come dimostrano, per restare soltanto al panorama italiano, la recente ristampa del libro di Marino Gentile, La metafisica presofistica (Editrice Petite Plaisance, Pistoia 2006, I ed. 1939), che pone la relazione aristotelica al centro della sua trattazione, l’ancor più recente ristampa della traduzione e commento di Giovanni Vailati (Aristotele, Il primo libro della Metafisica, Editore Carabba, Lanciano 2008, I ed. 1909), e le numerose ristampe dell’edizione scolastica laterziana curata da me e da Cristina Rossetto (X ristampa 2009, I ed. 1993). Perciò è stata felice l’idea di Loredana Cardullo di riunire a Catania un gruppo di studiosi italiani di filosofia antica e medievale per discutere insieme sul libro Alpha della Metafisica. E quanto tale idea sia stata felice è dimostrato anche dal fatto che nello stesso 2008, sei mesi più tardi, nell’antica e prestigiosa università di Leuven si è tenuto il XVIII Symposium Aristotelicum internazionale, interamente dedicato al libro Alpha, al quale hanno partecipato una trentina di specialisti da tutto il mondo. Tra i due convegni ci sono state, ovviamente, numerose differenze: l’uno è stato nazionale e l’altro internazionale, l’uno è stato di tre giorni e l’altro di sette, l’uno ha compreso relazioni scelte liberamente su diversi aspetti del libro, e l’altro ha costituito un commento “a tappeto” di tutti i singoli capitoli. Tuttavia non si può fare a meno di notare la coincidenza e la convergenza di interessi tra la ricerca storico-filosofica italiana e quella di tutto il resto del mondo. Come risulta dagli atti qui pubblicati, il convegno catanese si è incentrato su quattro nuclei tematici fondamentali. Il primo è costituito dallo statuto epistemologico, cioè dall’oggetto e dal metodo, della filosofia di Aristotele, quale viene esposto nei primi due capitoli del libro. Ad esso sono dedicati i contributi di Aldo Brancacci, secondo il quale la “prima filosofia” di cui parla Aristotele non è la filosofia più antica, ma è la sua stessa “filosofia prima”, cioè la metafisica; di Carlo Natali, secondo cui la scienza dell’universale contiene in potenza la scienza di tutte le cose; di Giovanna Giardina, secondo cui la filosofia prima di Alpha è già la “teologia” del libro Epsilon. Si tratta di interpretazioni tra loro diverse, che contribuiscono tutte a lumeggiare l’uno o l’altro aspetto del testo. Il secondo nucleo tematico è costituito dall’esposizione e dalla critica aristotelica dei filosofi presocratici, contenuta nei capitoli 3-5 e 7-8. Ad esso sono dedicati i contributi di Bruno Centrone, che riguarda gli antichi Pitagorici, quello di Giovanni Casertano, che riguarda Parmenide, e quello di Cristina Rossitto, che riguarda Empedocle e Anassagora. Anche a questo proposito si sono fronteggiate interpretazioni diverse, le une più favorevoli e le altre più critiche nei confronti di Aristotele, ma tutte interessanti e utili. Il terzo nucleo è formato dall’esposizione e dalla critica aristotelica delle dottrine di Platone e dell’Accademia, contenute nei capitoli 6 e 9 del libro. Di esso si occupano i contributi di Franco Trabattoni e del sottoscritto, anche questi tra loro diversamente orientati, ma sviluppati in amichevole e, speriamo, utile dialettica. Infine c’è un quarto nucleo tematico che caratterizza il convegno catanese e che invece è stato completamente trascurato nel Symposium lovaniense: la fortuna del libro Alpha nella tarda antichità e nel medioevo. Esso comprende il contributo di Daniele Iozzia su un’affermazione di Plotino riguardante il libro in questione, quello di Chiara Militello su Alessandro di Afrodisia, quello di Loredana Cardullo su Ammonio ed Asclepio, quello di Concetto Martello sull’alto medioevo e quello di Andrea Vella su Sigieri di Brabante e Giovanni di Jandun. Questo gruppo di contributi costituisce un’autentica novità, perché raramente si era tentato prima di ricostruire questo tratto di storia del libro Alpha. Nel complesso quindi il volume si presenta come un apporto significativo ad un testo e ad un tema che rimangono centrali nell’intera storia della filosofia occidentale.
PREFAZIONE
R. Loredana Cardullo
Poco più di un anno fa, introducendo presso l’Aula Magna della Facoltà di Scienze della Formazione di Catania, i lavori del Convegno su Il libro Alpha della Metafisica di Aristotele, i cui Atti vengono raccolti in questo volume, motivavo con le parole che seguono, e che mi piace riportare pressoché fedelmente, la scelta di questo libro aristotelico quale tema specifico di un incontro di studi: Perché un convegno sul libro Alpha della Metafisica? Prima di affrontare la lettura e il commento di un testo filosofico, i maestri neoplatonici sentivano l’esigenza di chiarire alcuni punti preliminari, che bisognava acquisire per poter meglio fruire del testo che andavano ad interpretare: l’obiettivo del suo autore, anzitutto (ovvero lo skopos), poi l’utilità (to chresimon) della trattazione e la motivazione del titolo (ê aitia tês epigraphês). Anch’io qui vorrei fare come facevano i neoplatonici, e premettere alla nostra trattazione di questo testo aristotelico due parole sull’obiettivo di questo nostro incontro di studi e sulla motivazione del titolo che gli abbiamo voluto dare: Il libro Alpha della Metafisica tra storiografia e teoria. Il libro Alpha, o primo libro della Metafisica di Aristotele, non è mai stato scelto, fino ad oggi, quale tema centrale di un convegno di studi. Gli aristotelisti infatti, tanto stranieri quanto italiani, hanno concentrato finora la loro attenzione piuttosto su altri libri di questo trattato, che hanno forse ritenuto più pregnanti dal punto di vista dottrinale. Importanti convegni e studi monografici sono stati dedicati, infatti, soprattutto ai libri centrali della Metafisica: al libro Gamma (penso ad un recente Colloquio organizzato presso l’Università di Liège e i cui Atti sono raccolti in Aristote. Métaphysique livre Gamma. Introduction, édition, trad. et notes par M. Hecquet-Devienne. Suivie de onze études réunies par A. Stevens, Leuven 2008; ma anche allo studio, oramai classico, di Barbara Cassin e Michel Narcy intitolato La décision du sens. Le livre Gamma de la Métaphysique d’Aristote, Paris 1989), ai libri Eta e Theta (penso ai seminari organizzati a Oxford da Burnyeat tra il 1979 e il 1982, il cui frutto è il volume dal titolo Notes on Eta and Theta of Aristotle’s Metaphysics, a cura di M. Burnyeat et Alii, Oxford 1984), a Zeta (ricordo qui Aristoteles Metaphysik Z. Text, Übersetzung und Kommentar, München 1988, curato da Michael Frede e Günther Patzig), a Lambda (penso al 10° Symposium aristotelicum i cui Atti sono stati raccolti da David Charles e Michael Frede in Aristotle’s Metaphysics Lambda, Oxford 2000). E rilevanti monografie sono state dedicate anche ai libri My e Ny (basti citare Metaphysics. Books M and N, Oxford 1988, di Julia Annas). In Italia, le iniziative promosse recentemente da Enza Celluprica riguardo a Metaphysica Beta (che ha avuto come esito editoriale il volume intitolato Il libro Beta della Metafisica di Aristotele, Napoli 2003), e da Bruno Centrone su Metaphysica Iota (ne’ Il libro Iota (X) della Metafisica di Aristotele, Sankt Augustin 2005), hanno sicuramente contribuito a colmare una lacuna nell’ambito degli studi sui libri più trascurati della Metafisica, ma Alpha, se si prescinde dall’edizione curata per la Laterza nel 1993 (e più volte ristampata) da Enrico Berti e Cristina Rossitto, con il titolo Il libro primo della Metafisica, non ha ancora ricevuto dagli specialisti l’attenzione che, per varie ragioni, esso merita. Lungi dal rappresentare soltanto l’incipit della Metafisica, ovvero solo una semplice introduzione a quello che apparentemente costituirebbe il vero e proprio corpo dottrinale del testo, contenente gli insegnamenti più rilevanti del Filosofo, il libro Alpha occupa invece un posto di primissimo piano sia nell’economia di questo scritto, sia in generale nel quadro dell’intera speculazione aristotelica, sia ancora nell’ambito della storia della filosofia in generale e della storia della storiografia filosofica in particolare. Eccone in breve le ragioni. Anzitutto, dal punto di vista teoretico, in Alpha Aristotele delinea i caratteri del più elevato tipo di conoscenza cui l’uomo possa pervenire, ovvero la sophia, la quale si configura come quella particolare conoscenza che ha per oggetto le cause e i principî primi della realtà e che ricerca disinteressatamente il vero al solo scopo di acquisire la conoscenza delle cose più difficili ed universali. Si tratta di quella scienza che noi oggi chiamiamo, appunto, “metafisica” ma che Aristotele chiamava “filosofia prima” (protê philosophia) e che egli presentava come quella che, pur essendo la “meno utile” tra tutte le scienze, è di certo “la più divina”, sia perché coglie il divino – che costituisce una delle cause prime –, sia perché compete in sommo grado al divino – che è infatti il vero e solo sophos, laddove all’uomo spetta soltanto il ruolo di philosophos, cioè di amante della sapienza. In Alpha inoltre Aristotele riprende, per avvalorarla e confermarla, una delle sue più importanti teorie scientifiche, quella delle quattro cause, che aveva già presentato nella Fisica, e che si conferma essenziale nel quadro della sua concezione epistemologica, dal momento che, come si ribadisce in più luoghi del Corpus aristotelicum, per avere scienza di alcunché è necessario conoscerne le cause e i principî. Ma il libro Alpha ha grande valore anche come fonte storica, in quanto costituisce il primo scritto di storiografia filosofica. Influenzato da Rodolfo Mondolfo, che nel 1925, accomunando la dialetticità della storiografia aristotelica a quella hegeliana, in Veritas filia temporis in Aristotele aveva attribuito anche al sistema di sviluppo dello Stagirita l’etichetta di “storicismo”, Benedetto Croce (ne’ Il concetto della storia della filosofia, in B. Croce, Il carattere della filosofia moderna, Bari 1941) aveva considerato il libro Alpha della Metafisica, assieme all’introduzione dell’Enciclopedia di Hegel, la più importante opera di storiografia filosofica «che non fosse una sequela arbitraria di opinioni ma un continuo progrediente dialogo» (art. cit., p. 64). Tuttavia, com’è noto, la ricostruzione aristotelica delle origini della storia della filosofia – la quale copre, per l’appunto, gran parte di questo primo libro della Metafisica – non è sempre stata accolta con favore. Già in età moderna, a partire da Giordano Bruno e da Francesco Bacone, essa è stata oggetto di numerose critiche, non essendo considerata autentica storiografia, ma piuttosto una deformazione malevola della realtà storica, una lettura anacronistica e perciò antistorica del passato, piegata agli interessi dell’ideologia dello Stagirita e filtrata attraverso la lente di un sistema già dato. In epoca contemporanea le critiche si fanno ancora più dure; Harold Cherniss, in due suoi notissimi libri (Aristotle’s Criticism of Presocratic Philosophy, Baltimore 1935, e Aristotle’s Criticism of Platonic Philosophy, Baltimore 1944), giunge persino ad accomunare Aristotele ai peggiori sofisti, ad accusarlo di spregiudicatezza morale, e a negare recisamente che la sua ricostruzione storiografia possa avere alcun valore realmente storico. Dopo Cherniss, e sulla scia della sua critica, altri studiosi hanno continuato a rigettare la ricostruzione aristotelica, ma molti altri, di contro, l’hanno ritenuta valida e fededegna; non è un caso se la maggior parte delle opere storiografiche e dei manuali scolastici di storia della filosofia fanno iniziare da Talete la storia del pensiero filosofico, dando quindi credito al giudizio aristotelico. Un saggio scritto nel 1984 dal prof. Berti, intitolato Sul carattere dialettico della storiografia filosofica di Aristotele e recentemente ripubblicato, fa egregiamente il punto della situazione, e, a mio modesto parere, mette un punto fermo alla querelle, nella misura in cui dimostra pienamente come proprio in Metaphysica Alpha Aristotele fornisca al lettore quel criterio che, consentendogli di distinguere «le opinioni dei filosofi da quelle dei poeti», permette di considerare la sua ricognizione storica autentica storiografia e non una mera raccolta di opinioni. Tale criterio è l’argomentazione, cioè la ricerca delle cause, che si connota come l’atteggiamento tipico dei filosofi, già a partire da Talete e che è del tutto assente, invece, in Omero ed Esiodo, i quali rimangono certamente delle autorità culturali, ma solo in ambito teologico e non filosofico. Inoltre, facendo luce sulla vera natura della dialettica aristotelica, e distinguendola, come è corretto fare, da quella hegeliana, Berti dimostra anche come sia proprio il carattere dialettico della storiografia aristotelica – cioè l’analisi metodica delle opinioni dei predecessori prima di formulare e per formulare la propria dottrina – a conferire valore di storicità e di scientificità, vale a dire di verità, alla ricostruzione aristotelica. È veramente, allora, Aristotele quel filosofo “plebeio” “arrogante” e “ingiurioso”, «il quale l’opinioni di tutti altri filosofi, con gli lor modi di filosofare, volse che fussero a fatto dispreggiate», come lo definiva Giordano Bruno ne De la causa principio et uno (traduzione e commento a cura di G. Aquilecchia, Torino, p.690); quel “sofista ben secco” che «con maligne esplicazioni e con leggiere persuasioni» volle «pervertere le sentenze de gli antichi et opporsi a la verità, non tanto forse per imbecillità di intelletto quanto per forza di invidia e ambizione»? È davvero, come denunciava Francesco Bacone ne Il parto maschio del tempo, il peggior deformatore della realtà storica e il peggior falsificatore delle opinioni dei pensatori precedenti, colui che, «come fosse della stirpe degli Ottomani, abbia pensato di non poter regnare se prima non avesse ucciso tutti i suoi fratelli» (in F. Bacone, Scritti filosofici, a cura di P. Rossi, Torino 1975, p. 238) e che, «sopra la storia dei fatti particolari, ha costruito certe ragnatele che egli presenta come cause mentre sono prive di ogni consistenza e valore? » (ibid. pp. 107-8). Sono certa che le relazioni che stiamo per ascoltare ci aiuteranno anche a dare una risposta a tali interrogativi, e a valutare se, come sostengono i detrattori, in Metaphysica Alpha prevalga l’intento teoretico su quello storico o se, invece, come ritengono i difensori della storiografia aristotelica, la ricostruzione storica abbia in quel testo una sua precisa funzionalità in ordine alla formulazione della teoria filosofica, nella fattispecie della aitiologia aristotelica. Entrambi gli aspetti di questo libro della Metafisica, quello storiografico e quello teorico, verranno presi in esame dai nostri relatori: alcuni (Bruno Centrone, Giovanni Casertano, Cristina Rossitto, Franco Trabattoni) discuteranno e valuteranno la testimonianza aristotelica sui predecessori e sui platonici, mentre altri (Aldo Brancacci, Enrico Berti, Carlo Natali, Giovanna R. Giardina) affronteranno temi più squisitamente teoretici contenuti in Alpha. Le ultime relazioni, invece (dalla mia a quelle di Chiara Militello, Daniele Iozzia, Concetto Martello, Andrea Vella), verteranno sulla ricezione tardo-antica e medievale di questo testo, anche allo scopo di mostrare se le medesime deformazioni che Aristotele fa subire i suoi predecessori, egli – come credo – le subisce, a sua volta, dai filosofi successivi. Considerazioni post eventum e ringraziamenti. Come ha già precisato il Prof. Berti nella sua Presentazione di questo volume, l’estate scorsa a Leuven, sei mesi dopo il nostro Convegno catanese, illustri aristotelisti italiani e stranieri hanno dedicato un “Symposium aristotelicum” al libro Alpha della Metafisica di Aristotele; in verità, quando cominciai a maturare l’idea di organizzare un Convegno su questo tema e ne parlai preliminarmente con alcuni colleghi di altre sedi universitarie, qualcuno mi informò sull’analoga iniziativa ma, piuttosto che scoraggiarmi, mi spinse a concretizzare quello che era ancora soltanto un progetto in embrione, ma che avrebbe costituito un’utile “prova generale”. E così è stato. Quando si licenzia un libro, quello dei ringraziamenti è sempre un momento importante, un’occasione per esprimere la propria riconoscenza a chi, tra colleghi e amici, ha contribuito in vario modo alla realizzazione del nostro progetto. È quindi per me un dovere, oltre che un vero piacere, ringraziare ufficialmente a conclusione di questa interessante avventura tutti coloro che mi hanno permesso di dar vita al Convegno, prima, e al volume che ne raccoglie gli Atti, poi. Il mio primo grazie va naturalmente all’Ateneo catanese, nelle persone del Magnifico Rettore, Prof. Antonino Recca, della Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, Prof.ssa Febronia Elia, del Direttore del Dipartimento di Processi Formativi, Prof. Francesco Coniglione, per avere permesso, con i loro generosi finanziamenti, la realizzazione del Convegno. Un grazie sentito e affettuoso va poi al Prof. Francesco Romano, storico fondatore e Direttore della collana Symbolon, che accoglie questo volume, e alla Prof.ssa Maria Barbanti, Direttrice del Dipartimento di Scienze della cultura, dell’uomo e del territorio, per avere incoraggiato e sostenuto con i loro consigli la mia iniziativa e permesso la pubblicazione di questi Atti nella collana èdita dal Dipartimento. Ringrazio di cuore anche il Prof. Berti, eminente aristotelista, per la Presentazione di cui mi ha fatto gentilmente dono. Un altro affettuoso grazie va ai dott. Chiara Militello e Andrea Vella, per l’apporto solerte nell’organizzazione del Convegno e l’attenzione nella revisione delle bozze. Un grazie va naturalmente anche a tutti i Relatori e ai Colleghi che hanno partecipato alle giornate del Convegno; un ultimo, ma forse ancora più profondo ringraziamento va a tutti i miei studenti dei corsi di Storia della filosofia antica e di Storia della Filosofia M-Z 2007/08 della Facoltà di Scienze della Formazione di Catania che,con la loro assidua, attenta e vivace partecipazione, e con la loro fresca passione per la filosofia, hanno animato le tre giornate catanesi e dimostrato tangibilmente come la filosofia possa ancora oggi affascinare anche le giovani generazioni.
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