In questo volume vengono presentate alcune ricerche sulla feudalità e sui patriziati cittadini e si cerca di offrire un contributo al tema della dinamica tra continuità e cambiamento che regola la formazione, la composizione e l'evoluzione di questi gruppi sociali nei primi due secoli dell'età moderna.

L' accostamento tra mondo feudale e mondo cittadino non è casuale, ma discende da un'ipotesi di lavoro il cui dato di partenza è costituito dal formarsi, nel corso del Quattrocento e del primo Cinquecento, di una classe dominante che tende ad acquisire una conformazione polivalente, mista, dai contorni indefiniti, nella quale confluiscono ceti, gruppi, settori diversi della società isolana: feudatari, patrizi, togati, mercanti, finanzieri, imprenditori, professionisti, gabelloti. Vengono quindi indicati i modi ed i meccanismi di selezione dei gruppi familiari e di occupazione del potere attraverso cui tale classe si coagula e, pur tra conflitti e contrasti interni, riesce a conquistare la rappresentan­za unitaria degli interessi isolani nel contesto dell'affermazione dello Stato monarchico centralizzato nella specifica forma spagnola.

La continua interazione ed integrazione tra i diversi settori del ceto dominante appare conseguenza della prevalente tipologia urbana dell'inse­diamento: è la città il laboratorio in cui tali miscele si formano e da cui si trasferiscono a tutti i livelli dell'apparato statale e della struttura sociale.